La tensione
che già avevo cominciato a “covare” da alcuni giorni si è
manifestata prepotentemente, come in effetti si poteva prevedere, proprio nella notte della vigilia della gara: la
sveglia era puntata per le 4.30 del mattino, ma già da parecchio tempo prima mi
rigiravo nel letto cercando, invano, di scacciare dalla mia testa gli assillanti e persecutori pensieri sull'imminente maratona nella quale, di lì a poche ore, mi sarei dovuto cimentare.
Dopo la colazione ed una veloce sistemata, alle 5.15
esco di casa e non posso fare a meno di notare che che la mattinata è eccezionalmente calda.
Raggiungo il
luogo concordato e, in compagnia di Alberto ed Alessandro, mi
metto in viaggio in direzione di Verona. Per strada non c'è
praticamente nessuno...
Parcheggiamo
l'auto, ci rechiamo nel vicino palazzetto per il ritiro del pettorale
e del pacco gara, prendiamo la navetta che ci conduce a Sant'Ambrogio
di Valpolicella e, con largo anticipo, possiamo finalmente cominciare
a prepararci per la nostra avventura.
Il cielo è
coperto da una nuvolaglia alta e sottile...
Incontriamo Ziro (il suo nome è Alberto, un amico della polisportiva il cui obiettivo dichiarato è
quello di stare sotto le 3h30') ed alcuni amici “forumendoli”;
ci scambiamo impressioni e stati d'animo;
consegniamo le sacche ai camion dell'organizzazione e, quando manca
un quarto d'ora all'orario fissato per la partenza, siamo già
sistemati nelle rispettive “gabbie” a noi riservate in attesa dello start.
Alle 9.32,
con un lievissimo ritardo e col sole che oramai ha frantumato il sottile strato di nuvole, si parte...
Devo
scacciare i “fantasmi di Roma” (due anni fa il mio esordio in
maratona fu fallimentare: fui costretto ad abbandonare al km. 30 per
problemi di stomaco), ragion per cui il mio obiettivo dichiarato era
quello di riuscire a terminare la gara in condizioni accettabili; in
certi momenti, preso da una certa euforia, avevo anche ipotizzato
come alla mia portata un tempo attorno alle 4h00', ma gli ultimi
giorni il "tarlo" del riscontro cronometrico l'avevo di fatto accantonato.
La mia
tattica di gara prevede un passo di 5'40” da tenere almeno fino
al km. 30, dopodiché, a seconda delle mie sensazioni, valuto se insistere su quel ritmo o se accontentarmi di gestire i
rimanenti 12 chilometri.
Dopo le
prime centinaia di metri, molto affollate, cerco ben presto di tenere
il passo preventivato; alcuni saliscendi mi lasciano un tantino
disorientato, anche perché dall'altimetria pubblicata sul sito
internet della manifestazione, non erano per nulla contemplati...
57'38”
(passo medio 5'46”) è il riscontro cronometrico al km. 10; tutto è
regolare, il leggero ritardo sulla tabella di marcia è dovuto alle
ondulazioni che mi hanno suggerito una certa cautela.
Noto, con
sommo dispiacere, che di pubblico ce n'è davvero poco... è vero che
siamo in aperta campagna, però mi aspettavo un po' più di calore...
attorno a me solo foschia e tanti vigneti.
Passaggio
alla mezza in 2:02'35” (passo medio 5'48”); il caldo e l'umidità
cominciano a farsi sentire, ma a parte i 2' di ritardo accumulati,
tutto procede ancora abbastanza bene.
Al km. 25
commetto forse l'errore di fermarmi al ristoro: qualche sorso d'acqua
per diluire il gel che dovrebbe fornirmi quell'energia di cui
comincio ad avvertire un impellente bisogno; stento infatti a
ripartire, nel senso che le gambe cominciano ad “ingripparsi” e
girano più lentamente rispetto a poco prima. Il senso di fatica,
inoltre, si fa via via più evidente. Le sensazioni cominciano a farsi sgradevoli...
Al km. 27,5
mancano addirittura le bacinelle d'acqua per lo spugnaggio e questo
non doveva assolutamente accadere; chiedo lumi all'addetto sistemato
nei pressi dei tavoloni e lui, per tutta risposta, non fa altro che
allargare le braccia e scrollare le spalle.
La cosa ha
le sue ripercussioni psicologiche: corro da quasi tre ore, è un
caldo bestia e non posso neanche bagnarmi testa, braccia e gambe per
trovare quel sollievo di cui ho necessità estrema... cattivi pensieri cominciano a fare breccia nella mia mente...
Passo il km.
30 in 3:03'45” (passo medio 6'07”) e qui capisco che la crisi è
dietro l'angolo... chiaramente sono calato, il mio ritmo si è
abbassato considerevolmente, ma non sono ancora “alla frutta”,
diciamo solo che non sono messo proprio bene...
Finalmente
posso bagnarmi e dissetarmi e mentre sono in procinto di ripartire mi
vengono in mente le parole di Domenico, un altro amico del forum, che mi aveva saggiamente suggerito, trattandosi
della prima maratona (Roma non conta), di godermela fino in fondo.
Come? Sorridendo...
E così ho
fatto... i 12 finali ho proprio cercato di godermeli appieno... ho
alternato tratti di corsa a tratti di cammino, ed ho trascorso tanto
tempo a chiacchierare con i tanti runners che, come me, erano a corto
di energie.
Passo dopo
passo, chilometro dopo chilometro, arrivo finalmente al km. 40
(4:24'49”, passo medio sceso a 6'37”)... ormai è fatta, non
possono di certo essere gli ultimi 2 chilometri a spaventarmi;
un'altra bella bevuta sotto un sole diventato quasi insopportabile e
riprendo la mia fatica che si concluderà, a breve, all'interno
dell'Arena.
“Gioco”
col poco pubblico ancora presente appoggiato alle transenne, scambio
qualche “cinque” con ragazzini dallo sguardo incuriosito...
l'Arena è proprio davanti a me... un rettilineo, un'ultima curva a destra e dopo pochi
metri taglio il tanto sospirato traguardo!
Il Garmin
dice 4:41'06” (passo medio finale 6'39”)... dopo aver preso la
medaglia mi guardo attorno e mi godo, anche se solo per pochi minuti, lo
scenario che mi circonda; davvero molto suggestiva l'arena vista dal
suo interno!
Sono
chiaramente stanco, ma la condizione generale è buona... l'obiettivo
è stato raggiunto, ho concluso la gara in condizioni accettabili. Il
crono? Stavolta non conta... c'è tempo per migliorarlo! :-)
Fare una maratona, sulla carta, sembra quasi una corsa "normale": faccio due conti, seguo la mia tabella, poi tengo duro in gara e magari ci scappa il tempone... La verità è che la Maratona è la Maratona (con la M maiuscola) e l'importante, per il vero runner, è viverla nella sua pienezza: l'obiettivo non è in quanto la si fa ma COME la si fa. Matteo, con questo resoconto hai mostrato la vera faccia della corsa! In questa, mi ci riconosco anch'io in pieno.
RispondiEliminaGrazie Andrea!
EliminaMi sono proprio imposto di "vivere" la maratona in modo tale che mi potesse trasmettere qualcosa di molto particolare... sensazioni uniche difficilmente descrivibili con le parole, dovute senz'altro al mix di stati d'animo che ho via via attraversato nel corso della gara: eccitazione prima della partenza, emozione ai cori d'incitamento, stupore alle melodie delle bande disseminate lungo il percorso, delusione per la fatica che è sopraggiunta troppo presto, rabbia per non aver trovato l'acqua ad un ristoro, sconforto nell'essere sorpassato da Tizio o da Caio, euforia quando ho cominciato a rendermi conto che ce l'avrei fatta, estasi all'ingresso nell'arena e tanta tanta commozione nell'assistere all'impresa dei ragazzi di Rimini... ecco, in sintesi, la mia maratona! :-)