martedì 2 aprile 2013

Dall'album dei ricordi... la Camignada poi siè refuge!

Agosto 2007, Auronzo di Cadore... alle 12.45, dopo quasi 5 ore di fatica, portai a termine la mia prima, e finora unica, Camignada poi siè refuge...

La Camignada è una corsa non competitiva di 30 km. organizzata, a partire dal lontano 1973, dal CAI Auronzo e, come da tradizione, si svolge la prima domenica del mese di agosto.

Il percorso, spettacolare sin dai primi chilometri, prende il via alle 8.00 precise dal lago di Misurina e si snoda tra le Tre Cime di Lavaredo e il versante nord della Croda dei Toni. Dalla Forcella Giralba inizia la lunga ed impervia discesa che porterà i concorrenti fino al traguardo situato ad Auronzo di Cadore.

E veniamo ai dettagli. Dopo un breve tratto pianeggiante di strada asfaltata si prende il sentiero dove ha inizio la lunga salita che porta prima al Rifugio Auronzo (2330 m.), poi al Rifugio Lavaredo (2344 m.). Un ulteriore strappo per raggiungere la Forcella Lavaredo (2454 m.) per poi scendere verso il Rifugio Locatelli (2405 m.).

Attorno al km. 12 comincia la ripida salita che porta alla Forcella di Cengia (2522 m.); poco oltre è situato l'omonimo rifugio (2528 m.). Si scende poi fino al Rifugio Comici (2224 m.), per poi risalire verso la Forcella Giralba (2431 m.) da cui si scende al Rifugio Carducci (2297 m.) dove i concorrenti sono attesi da un quanto mai indispensabile ristoro. Giunti a questo punto sono terminate le salite e mancheranno ancora più o meno 12 chilometri.

Inizia quindi la lunga discesa attraverso la Val Giralba, in fondo alla quale è situato il 7° ed ultimo punto di controllo (ca. 24 km.). Terminata la discesa ci si immette sulla ciclabile sterrata per gli ultimi 6 km. di gara, tutti pianeggianti, che porteranno i nostri eroi all'arrivo situato presso lo Stadio del Ghiaccio di Auronzo di Cadore.

Ed ora la cronaca...

La notte che precede la gara riposo poco e male. Prima delle 4 di mattina mi sveglio definitivamente e non c'è verso di riprendere sonno. I pensieri convergono tutti sull'imminente Camignada... riuscirò a salire sulla navetta che mi porterà alla partenza? Come mi vesto? Manica corta o canottiera? E se prendo freddo? E se poi scoppio dal caldo? Riuscirò ad arrivare fino in fondo? Ma che ci faccio, io, a una gare del genere?

Non mi rimane che alzarmi e cominciare a prepararmi... una bella doccia fresca mi dà una bella sferzata... alle 5.30 sono pronto a lasciare l'albergo e l'adrenalina comincia a spazzare via i mille dubbi e le preoccupazioni che mi attanagliano lo stomaco sin dal primo mattino.

Comincio finalmente a mangiare qualcosa.

Da Sappada, dove alloggio per l'occasione, raggiungo Auronzo. Trovo subito parcheggio e prendo al volo una delle navette che mi porterà alla partenza situata al lago di Misurina, a quasi 1800 metri di quota. L'aria è fresca, la giornata è splendida, in cielo non c'è una nuvola. Le cime delle montagne, baciate dal sole, contrastano col blu cobalto del cielo, offrendo allo spettatore un'insolita varietà di colori... si passa in poco tempo dalle tenui tinte del crepuscolo a colorazioni sempre più marcate, sempre più nitide e definite. Sono rapito dalla "magia" del paesaggio circostante e non mi rendo conto che il pullman, tra una curva e l'altra della statale, si appresta a raggiungere la meta.

Serena mi tiene compagnia. Anche per lei sarà una giornata "strana". Innanzi tutto non sa ancora in che modo da Misurina avrà modo di rientrare ad Auronzo. Il tal senso l'organizzazione non prevede ufficialmente un rientro per gli accompagnatori, anche se in giro si dice che, in caso di bisogno, gli autisti delle navette, una volta "scaricati" gli atleti, non negheranno un passaggio a nessuno. In secondo luogo è soprattutto preoccupata per le mille incognite che mi si potrebbero presentare nel corso della gara. Come potrei avvertirla se dovessi farmi male e non rispettare la tabella di marcia? Bella domanda...

Arriviamo a Misurina, scendo dal pullman e fa un freddo cane. Mi fiondo nel rifugio a ritirare il cartellino che dovrò portarmi appresso e sul quale gli addetti porranno dei timbri ai 7 punti di controllo previsti. Misura necessaria per evitare che i soliti "furbetti" possano "tagliare" il percorso.

La zona di partenza è all'ombra, il sole tarda a riscaldare l'atmosfera, ragion per cui decido che mi svestirò solo all'ultimo momento. Nel frattempo le navette continuano a scaricare in riva al lago centinaia e centinaia di persone... molti ridono e scherzano, io sono invece teso come una corda di violino, non vedo l'ora di partire... sono le 7.30, ormai ci siamo, ancora mezz'ora e finalmente avrà inizio la mia avventura.

A Serena do appuntamento alle 13, ad Auronzo, sotto lo striscione del traguardo. Salvo imprevisti, 5 ore dovrebbero essere sufficienti per portare a termine la mia fatica... un bacio... un caloroso "in bocca al lupo" e alle 8.00 precise ecco il via!

Mi sento bene, mi faccio prendere dall'euforia, tant'è che, pur non conoscendo nei dettagli il percorso, matura in me la convinzione che potrebbero anche bastarmene solo 4 di ore per arrivare al traguardo...

Dopo il primo tratto corso sulla strada asfaltata che costeggia il lago, si prende il sentiero che, ben presto, presenterà pendenze importanti e che porterà la truppa fino al Rifugio Auronzo (2330 m.) dove è situato il primo punto di controllo. La salita è molto dura... il fiato è corto... mi rendo conto di essere partito troppo forte per quelle che sono le mie possibilità... decido saggiamente di rallentare l'andatura... la gara, oltre che dura, è lunghissima e non voglio correre il rischio di "spremermi" troppo presto...

Alcuni pezzi sono molto ripidi, il fondo è scosceso e più volte perdo l'appoggio... scivolo... siamo tutti in fila indiana... non vola una parola... tutti a testa china e in assoluto e religioso silenzio per non sprecare nemmeno un filo di fiato...

Di tanto in tanto alzo lo sguardo... mi aspetto prima o poi di scorgere un pianoro, un pezzetto di sentiero che possa farmi rifiatare... ma la ricerca è vana... riabbasso la testa e continuo a spingere sulle gambe. E' uscito il sole, ora sento caldo e sudo parecchio... sono chiaramente in affanno, ma il fatto di trovarmi lì, in quel preciso contesto, in quella bellissima giornata e in compagnia di tante altre persone che condividono la mia stessa passione e la mia fatica, mi riempie il cuore di gioia...

Finalmente si materializza davanti a me il primo dei sei rifugi nei cui paraggi (entro sera?) dovrei transitare. Siamo al primo punto di controllo e l'addetto si affretta ad appormi sul cartellino il timbro che testimonierà che, dal Rifugio Auronzo, io ci sono effettivamente passato! Siamo al 6° km. e mi rimetto in marcia in direzione del successivo punto di controllo.

Ora il sentiero è prevalentemente pianeggiante, posso rifiatare e ne approfitto per ammirare gli scorsi paesaggistici che mi si aprono dinanzi agli occhi. Il fondo è sassoso e, attorno a me, c'è tanta tanta roccia... le Tre Cime sono lì, monumentali, maestose... sono bellissime... la loro imponenza mi incute timore... mi sento in cima la mondo!

Rapito dai più svariati pensieri, giungo ben presto al Rifugio Lavaredo; secondo timbro sul cartellino e breve sosta, quanto mai doverosa, ai tavoli del rifornimento: un po' di zucchero, qualche fetta di limone, un paio di quadretti di cioccolata e due sorsi d'acqua giusto per sciacquarmi la bocca.

Si ricomincia a salire... lo strappo, anche se breve, è molto ripido... ora si scende leggermente... entriamo nell'ombra, l'impressione è quella che qualcuno abbia improvvisamente spento la luce! Cerco di rilassare i muscoli con una corsa leggera, ma un inquietante senso di pesantezza alle gambe, spazza via l'ottimismo che mi accompagnava fino a poco prima e mi subentrano pensieri sempre più cupi quando realizzo che mi trovo solo al 10° km. e che, ad Auronzo, ne mancano ancora una ventina.

Anche il 3° rifugio (il Locatelli) è andato; ora mi aspettano un paio di chilometri più o meno pianeggianti dopodiché ci si inerpicherà sul ripido sentiero che porta fino alla Forcella Pian di Cengia, in prossimità della quale è situato l'omonimo rifugio che, con i suoi 2528 metri di altitudine, rappresenta la "Cima Coppi" della Camignada!

Dallo studio della cartina mi aspettavo una salita difficoltosa, ma non così lunga come invece sto riscontrando mentre, in preda a molta sofferenza, la percorro. Il sentiero è appena abbozzato sulla roccia, gli appoggi risultano più insidiosi a causa della stanchezza che, giunto ad oltre 90 minuti di gara, mi porta ad inciampare sempre più spesso...

Sogno una giornata di totale relax in riva al mare, col vociare dei bambini che giocano e la leggera brezza del mattino che rende il clima più che gradevole... Una bella nuotata, una doccia rigenerante per poi "spaparanzarmi" sul lettino in uno stato di piacevole dormiveglia...

Invece fatico, fatico e fatico.

Scorgo la forcella e, subito dopo, il tetto del Rifugio Pian di Cengia, il quarto punto di controllo.

Superato il 13° km. ritrovo un po' di coraggio, perché se da un lato è vero che di chilometri ne mancano ancora tanti, dall'altro è altrettanto vero che rimane un'ultima salita, solo una!!!

Mi asciugo, mi disseto e, con gambe sempre più barcollanti, mi "butto" verso il tratto in discesa in direzione del Comici, quinto dei sei rifugi.

Dopo il Comici inizia l'ascesa verso la Forcella Giralba e, strano ma vero, impostando l'ascesa ad un passo compassato ma costante, riesco a raggiungere la sommità senza particolari inconvenienti.

La stanchezza è tanta, forse troppa considerando che mancano ancora molti chilometri al traguardo, ma il solo pensare al fatto che i 1319 metri di dislivello positivo me li sono già messi alle spalle, mi trasmette un po' di quel sano ottimismo che mi aveva abbandonato diversi chilometri prima.

Mi faccio coraggio e, dopo essermi rifocillato a dovere, mi rimetto in marcia.

Ancora non immaginavo la disavventura nella quale, di lì a poco, mi sarei imbattuto...

Poche centinaia di metri ed ecco i primi leggeri crampi... provo ad ignorare il fastidio, ma bastano pochi secondi per farmi desistere... mi devo fermare... provo qualche esercizio di stretching per ovviare all'inconveniente e riprendo, con molta cautela, a corricchiare.

Arrivo anche all'ultimo dei sei rifugi, il Carducci (2297 m.); sesto timbro e riparto immediatamente perché ho il terrore che i muscoli delle gambe possano nuovamente incepparsi.

Mentre, timidamente, provo ad aumentare l'andatura, un dolore acuto, lancinante, mi colpisce il polpaccio destro. Non riuscendo più a "governare" la gamba, cado rovinosamente a terra... ho un male atroce... il crampo, se di crampo si tratta, non passa e non so come fare per spostarmi dal sentiero. Passano diversi concorrenti e qui arrivo al tasto dolente... si preoccupano semplicemente di scansarmi, di non finirmi addosso... - che delusione - faccio il possibile per farmi da parte, ma ogni più piccolo movimento mi procura dolore alla gamba... comincio a pensare di essermi addirittura strappato.

Il mio sguardo implora pietà... un ragazzo (pettorale numero 12) si ferma e mi soccorre... riesce a farmi passare il crampo e a rimettermi in piedi... si offre addirittura di darmi una mano nell'affrontare la lunga discesa... io lo ringrazio e lo spingo a proseguire, anche se ho male dappertutto riesco a reggermi in piedi, per cui lo rassicuro e lo lascio andare.

La discesa è micidiale per chi, come me, è ridotto maluccio... in alcuni tratti, per non rischiare di cadere, devo appoggiarmi alle rocce con le mani, talvolta uso anche i rami degli alberi come sostegno... sono a pezzi!

I crampi, sempre allo stesso polpaccio, si ripresentano ancora, anche se non sono terribili come la "pugnalata" che mi aveva colpito poco prima... stringo i denti e proseguo... sono in buona compagnia, nel senso che altri podisti hanno i miei stessi problemi... le facce di chi mi sta vicino sono stravolte, dagli sguardi trapela sofferenza allo stato puro!

La lunga discesa della Val Giralba finisce... è mezzogiorno, il cronometro segna 4 ore esatte... siamo circa a 700 metri sul livello del mare, il sole è a picco e fa veramente caldo...

Arrivato all'ultimo punto di controllo mi precipito ai tavoli del ristoro e bevo uno... due... tre... quattro... cinque bicchieroni stracolmi d'acqua. Mi bagno anche dalla testa ai piedi e riparto... ci sono ancora da percorrere 6 chilometri, tutti pianeggianti, sulla pista ciclabile sterrata che porta fino ad Auronzo.

Poche centinaia di metri e mi accorgo che le brutte sorprese non sono ancora finite: adesso è il momento della nausea!!!

Sono costretto ad alternare tratti di corsa lenta a tratti di passo camminato... la sensazione è quella di "rimettere" da un momento all'altro... le gambe barcollano e i crampi, che vanno e vengono, rendono il tutto ancora più problematico...

La sofferenza è tanta, ma ormai manca poco... in lontananza riconosco il centro abitato di Auronzo, il lago... ancora poche centinaia di metri è sarà finita.

Riprendo a correre (si fa per dire)... lo striscione del traguardo è a tiro... scorgo Serena sul ciglio della ciclabile... le do un "cinque" provando ad abbozzare un sorriso... una leggera svolta a sinistra ed attraverso la linea d'arrivo...

Mi piego sulle ginocchia... per un attimo ho come l'impressione di trovarmi dentro ad un film... esco, con molta fatica, dall'area d'arrivo... cerco uno spiazzo nel prato che fa da cornice e mi butto a terra.

Serena mi raggiunge... dalla sua espressione capisco che sono ridotto male... si offre di andarmi a ritirare il piatto di pasta che spetta, di diritto, a tutti i partecipanti. Naturalmente acconsento... ho solo voglia di rimanere sdraiato a terra.

Dopo pochi minuti, troppo pochi, Serena ritorna... io sono come mi aveva lasciato... provo a mettermi a sedere, ma la nausea mi fa desistere...

Mi sento veramente male... a parte lo stordimento dovuto all'enorme stanchezza è lo stomaco che non va... tutta colpa dell'enorme quantità d'acqua ingerita all'ultimo ristoro!

Rimango sdraiato per una buona mezz'ora prima di riprendere un po' di vigore... i benefici del gradevole tepore dei raggi del sole si fanno finalmente sentire, ragion per cui mi tiro su e mi impongo di mangiare qualcosa.

Sulle prime devo sforzarmi per farlo, ma dopo pochi minuti lo stomaco si rimette a funzionare e mi divoro la pasta al ragù offerta dall'organizzazione... il senso di nausea è sparito del tutto!

La Camignada... l'ho trovata grazie ad internet, casualmente, mentre cercavo informazioni sulla corsa in montagna. Una rapida occhiata al sito della manifestazione ed è stato amore a prima vista!

Ma l'ho anche odiata la Camignada! Mentre la correvo e, a caldo, subito dopo averla conclusa.

Oggi, però, a distanza di quasi sei anni da quel lontano 5 agosto 2007, ma soprattutto dopo pochi giorni da quell'immane fatica, ne conservo un ricordo, per certi aspetti, singolare.
 
L'averla portata a termine nelle condizioni in cui mi sono ritrovato è stata una vera e proprio impresa...

Perché non ci ho riprovato? Non saprei... ho forse paura che una seconda esperienza possa intaccare le forti emozioni della prima volta, quelle sensazioni così uniche che mi porto dentro e che gelosamente custodisco nel mio intimo... :-)